LA MORTE MISTICA E LA DIVINA NATIVITÁ
Dall’Epistolario di San Paolo della Croce
“Amatissimi figli! Dunque: come morti a tutto ciò che non è Dio, tenetevi in altissima astrazione da tutto il creato, in vera povertà e nudità di spirito, con alto distaccamento da ogni sensibile consolazione, nella quale troppo si mischia la nostra guasta natura e diviene ladra dei doni di Dio, cosa sommamente pericolosa e perniciosa. Ponete ogni studio ( con la grazia santissima di Gesù Cristo ) di fare continua dimora dentro voi stessi, in vera solitudine interiore, per divenire veri adoratori del Sommo Bene in spirito e verità. Tutto ciò vi riuscirà, se sempre più vi rimpicciolirete,
perché Dio ama le anime bambine, e solo a queste Egli insegna quell’alta sapienza che ha nascosto ai sapienti…Non v’allontanate mai dalle Piaghe S.S. di Gesù Cristo, procurate che il vostro spirito sia tutto vestito e penetrato dalle pene S.S. del nostro Divin Salvatore, e siate sicuri che Egli, che è il Divin Pastore, vi condurrà come sue care pecorelle all’ovile. E qual è l’ovile di questo dolce Sovrano Pastore? Sapete qual è? È il seno del Divin padre. Poiché Gesù sta nel seno del Padre, e in questo seno sacrosanto egli conduce e fa riposare le sue care pecorelle.
E tutto questo divino lavoro si fa nella casa interiore dell’anima vostra, in pura e nuda fede e santo amore, in vera astrazione da tutto il creato, povertà di spirito e perfetta solitudine interiore; ma questa grazia così eccelsa si concede solamente a quelli che studiano di essere ogni giorno più umili, semplici e caritativi” ( Lettere, IV, pag. 226. Ai religiosi. ).
“…Si butti tutta in quel fuoco che arde nel Cuore santissimo di Gesù, e si lasci incenerire, e poi dia libertà che l’aura amorosa dello Spirito Santo sparga questo nulla di cenere nell’infinito tutto della Divinità. Oh! Che Dio le insegni questa gran scienza che io non so insegnarle, ma fatevi sempre più piccolina, semplice, e nel nulla ecc…Così nessuna creatura le potrà impedire gli abbracci amorosi all’Amato Bene Sacramentato, di cui desidero ne sia sempre più affamata, innamorata e languente, liquefacendosi tutta d’amore in quest’amore infinito, che è fuoco di carità”( Lettere, I, pag. 277, ad Agnese Grazi ).
Dalla lettera a Lucia Burlini, 17 agosto 1751
“Tutta umiliata e riconcentrata nel vostro niente, nel vostro niente potere, niente avere, niente sapere, ma con alta e filiale confidenza nel Signore, vi dovete perdere tutta nell’Abisso dell’infinita Carità di Dio, che è tutto fuoco d’amore, e lì, in quell’immenso fuoco, lasciate consumare tutto il vostro imperfetto per rinascere a nuova vita deifica, vita tutta d’amore, vita tutta santa; e questa Divina Natività la farete nel Divin Verbo, Cristo Signore Nostro. Avvertite però che questo divino lavoro si fa nel più intimo del vostro spirito…Così, morta misticamente a tutto ciò che non è Dio, con altissima astrazione di ogni cosa creata, entrate sola sola nel più profondo della sacra solitudine interiore, nel sacro deserto, e questa sacra entrata si fa con l’annichilimento, si fa con la fede e il santo amore, con alto distaccamento da ogni contento sensibile per santo che sia, a cui mai si deve riguardare e tanto meno riposarvisi; e, in tal forma, ogni volta che si fanno queste introversioni o ritiramenti interiori, stando in sacro silenzio di fede e di amore, l’anima rinasce ogni momento a nuova vita di carità nel Divin Verbo che sempre ascolta e ama…Oh, quanto avrei da dire!..”( Lettere, II, pag. 717. A Lucia Burlini ).
“Signora Marianna, bisogna morire misticamente a tutto; ed il sentire ancora le inclinazioni naturali ed i moti delle passioni, che non muoiono mai finché non moriamo noi, non è cosa di questo tempo, ma bisogna aspettare con pazienza la visita del Sovrano Padrone, poiché, siccome Dio gradisce molto questa sofferente aspettazione, così poi investe l’anima con raggi tanto ardenti della sua grazia che dissecca tutti i cattivi umori, e se le inclinazioni naturali e i moti delle passioni non muoiono del tutto, restano però talmente mortificati che non sono d’impedimento alla quiete dolcissima della santa contemplazione, e si cominciano a provare gli effetti di quella santa morte mistica che è più preziosa della vita, poiché l’anima vive in Dio vita deifica:”Non sono più io che vivo ….diceva il grande Apostolo, di cui io porto tanto indegnamente il nome.
Pertanto la prego a non turbarsi se sente della freddezza nell’orazione, delle inclinazioni naturali e dei moti delle passioni. Lei li patisce, lo so, ma tal patimento è l’agonia che deve soffrire, aspettando pazientemente e dolcemente la santa morte mistica, ed allora esulterà in una nuova vita in Dio, nostra vera vita” (Lettere, III, pag. 756. Alla Sig.ra Marianna Girelli ).
“Chi è morto misticamente, non pensa più ad altro che a vivere una vita deiforme, non vuole altro oggetto che Dio massimo, ottimo, tronca tutti gli altri pensieri, benché siano cose buone, per averne uno solo, che è Dio ottimo; ed aspetta senza sollecitudine ciò che Dio dispone di esso, troncando tutto ciò che è di fuori, affinché non gli sia d’impedimento al lavoro divino che si fa nel più profondo dell’anima, dove non si può accostare nessuna creatura, né angelica né umana, ma solo Dio abita in quell’intimo o sia essenza, mente e santuario dell’anima, ove le stesse potenze stanno attente al divin lavoro e a quella divina natività che si celebra ogni momento in chi ha la sorte di essere morto misticamente” ( Lettere, I, pag. 287. A Tommaso Fossi ).
“L’amore è virtù unitiva e fa proprie le pene Dell’Amato Bene. Se vi sentite tutta penetrata di dentro e di fuori dalle pene dello Sposo, fate festa; ma vi posso dire che questa festa si fa nella fornace del Divino Amore, perché il fuoco che penetra fin nelle midolla delle ossa trasforma l’amante nell’amato, e mischiandosi con alto modo l’amore col dolore, il dolore con l’amore, si fa un misto amoroso e doloroso, ma tanto unito che non si distingue né l’amore dal dolore, né il dolore dall’amore, tanto che l’anima amante gioisce nel suo dolore e fa festa nel suo doloroso amore”( Lettere, II, pag. 440. A Sr. Colomba Gandolfi ).
“Vi raccomando di andare in spirito spesso a pescare nel mare santissimo delle Pene di Gesù Cristo e dei dolori di Maria Santissima. In questo gran mare pescherete le gioie delle sante virtù del dolce Gesù, e l’anima vostra resterà sempre più bella ed adorna di queste preziose margherite. Questa divina pesca nel mare della divina carità, da cui procede questo mare della Passione Santissima di Gesù Cristo, che sono due mari in uno, si fa nel regno interno dello spirito, in fede purissima ed amore ardente” ( Lettere, II, pag. 715. A Lucia Burlini ).
“Non lasci di compatire il dolce Gesù col Cuore addolorato di Maria Santissima, e di compatire Maria Santissima col Cuore addolorato di Gesù; e così fare un misto d’amore e di dolore. Questi due Cuori Santissimi sono due fornaci d’amore, anzi una fornace sola, e lei si butti in quest’amoroso forno, affinché consumato tutto l’umido delle imperfezioni, diventi un pane mondo per la Mensa del Re della Gloria” ( Lettere, I, pag. 228. Ad Agnese Grazi ).
“Dunque lei nel S. Natale, quando avrà il Bambino nel suo cuore, tutta trasformata in esso per amore, dorma con lui nella culla della Croce, e alla divina canzonetta che canterà Maria Santissima, lei si addormenti col Divin Bambinello, ma fatta un sol cuore con esso. La canzonetta d Maria Santissima sarà: Fiat voluntas tua sicut in coelo et in terra; l’altra strofetta sarà: Operare, patire e tacere; la terza strofetta sarà: Non ti giustificare, non ti lamentare, non ti risentire” ( Lettere, III, pag. 603. Alla Sig.ra Maria Angela Cencelli ).