Lo Spirito Santo ha fatto sbocciare un nuovo piccolo fiore nel deserto del mondo: l’Opera Piccola Cafarnao.

Quest’Opera si rivolge ai “piccoli”, invitandoli ad amare sempre più la loro piccolezza e ad offrirla al Signore, affinché la trasformi in qualcosa di grande, a beneficio del mondo intero.

Alcuni brani, preghiere e poesie tratte dagli scritti di Santa Teresina di Lisieux

 

SCRITTO AUTOBIOGRAFICO A; 4, 5, 6

Per tanto tempo mi sono chiesta perché Dio abbia delle preferenze, perché tutte le anime non ricevano grazie in grado uguale, mi meravigliavo perché prodigasse favori straordinari a Santi che l’hanno offeso, come san Paolo, sant’Agostino, e perché, direi quasi, li costringesse a ricevere il suo dono, poi, quando leggevo la vita dei Santi che nostro Signore ha accarezzato dalla culla alla tomba, senza lasciare sul loro cammino un solo ostacolo che impedisse di elevarsi a lui, e prevenendo le loro anime con tali favori da rendere quasi impossibile che essi macchiassero lo splendore immacolato della loro veste battesimale, mi domandavo: perché i poveri selvaggi, per esempio,
muoiono tanti e tanti ancor prima di aver inteso pronunciare il nome di Dio?
Ma Gesù mi ha istruita riguardo a questo mistero. Mi ha messo dinanzi agli occhi il libro della natura, ed ho capito che tutti i fiori della creazione sono belli, le rose magnifiche e i gigli bianchissimi non rubano il profumo alla viola, o la semplicità incantevole alla pratolina.
Se tutti i fiori piccini volessero essere rose, la natura perderebbe la sua veste di primavera, i campi non sarebbero più smaltati d’infiorescenze. Così è nel mondo delle anime, che è il giardino di Gesù.
Dio ha voluto creare i grandi Santi, che possono essere paragonati ai gigli ed alle rose, ma ne ha creati anche di più piccoli, e questi si debbono contentare d’essere margherite o violette, destinate a rallegrare lo sguardo del Signore quand’egli si degna d’abbassarlo. La perfezione consiste nel fare la sua volontà, nell’essere come vuole lui.
Ho capito anche un’altra cosa: l’amore di Nostro Signore si rivela altrettanto bene nell’anima più semplice la quale non resista affatto alla grazia, quanto nell’anima più sublime, in realtà, è proprio dell’amore umiliarsi, e se tutte le anime somigliassero ai santi Dottori, i quali hanno rischiarato la Chiesa con i lumi della loro dottrina, parrebbe che Dio misericordioso non discendesse abbastanza da raggiungerli; ma egli ha creato il bimbo il quale non sa nulla e si esprime con strilletti deboli, ha creato il selvaggio il quale, nella sua totale miseria, possiede soltanto la legge naturale per regolarsi; e Dio si abbassa fino a loro! Anzi, sono questi i fiori selvatici che lo rapiscono perché sono tanto semplici. Abbassandosi fino a questo punto, Dio si mostra infinitamente grande. Allo stesso modo in cui il sole illumina i grandi cedri ed i fiorucci da niente come se ciascuno fosse unico al mondo, così Nostro Signore si occupa di ciascun’anima con tanto amore, quasi fosse la sola ad esistere; e come nella natura le stagioni sono tutte regolate in modo da far sbocciare nel giorno stabilito la pratolina più umile, così tutto risponde al bene di ciascun’anima.

 

SCRITTO AUTOBIOGRAFICO B; 255, 256, 257, 258, 265

Sono soltanto una bimba, incapace, debole, eppure la mia debolezza stessa mi dà l’audacia di offrirmi come vittima al tuo amore, Gesù!
In altri tempi le ostie senza macchia erano le sole gradite al Dio forte e potente. Per soddisfare la giustizia divina occorrevano vittime perfette, ma alla legge del timore è succeduta la legge dell’amore, e l’Amore mi ha scelta per olocausto, me, creatura debole e imperfetta. Questa scelta non è degna dell’amore?…Sì, affinché l’amore sia soddisfatto pienamente, bisogna che si abbassi, che si abbassi fino al niente, per trasformare in fuoco questo niente…
Gesù, lo so bene, l’amore si paga soltanto con l’amore, perciò ho cercato, ho trovato sollievo rendendoti amore per amore. “Fatevi degli amici con la ricchezza ingiusta, perché quando essa verrà a mancare vi accolgano nelle dimore eterne”(Lc 16, 9).Ecco, Signore, il consiglio che tu dai ai tuoi discepoli dopo aver detto loro che i figli delle tenebre sono più abili nelle loro faccende dei figli della luce (Lc 16,8). Figlia della luce, ho capito che i miei desideri d’essere tutto, di far mie tutte le vocazioni, sono ricchezze che potrebbero rendermi ingiusta, allora le ho usate per farmi degli amici. Ricordando la preghiera di Eliseo al padre suo Elia quando osò chiedergli il suo duplice spirito(Re 2,9), mi sono presentata dinanzi agli Angeli e ai Santi, e ho detto loro: “Sono la creatura più piccola, conosco la mia miseria e la mia debolezza, ma so anche quanto piaccia ai cuori nobili, generosi, far delle bene, perciò vi supplico, beati abitanti del cielo, di “adottarmi come figlia”; tutta vostra sarà la gloria che mi farete acquistare, ma degnatevi di esaudire la mia preghiera, è temeraria, lo so, tuttavia oso chiedervi di ottenermi il vostro duplice amore.
Gesù, non posso approfondire la mia supplica, temerei di rimanere schiacciata sotto il peso dei desideri audaci, la mia scusa è che sono una bambina, i bimbi non riflettono sulla portata delle loro paro, eppure i loro genitori, quando si trovano sopra un trono, se possiedono tesori immensi, non esitano a contentare i desideri dei piccoli esseri che amano quanto se stessi. Per far loro piacere commettono follie, arrivano alla debolezza! Ebbene, io sono la figlia della Chiesa, e la Chiesa è Regina, poiché è tua Sposa divino Re dei re. Non a ricchezze e a gloria (si trattasse anche della gloria del Cielo) ambisce il cuore del bambino. La gloria, capisce che è, per diritto, dei suoi fratelli, gli Angeli e i Santi. La gloria di lui sarà il riflesso di quella che s’irradierà dalla fronte di sua madre. Quello che chiede è l’amore, sa un cosa sola, amarti Gesù! Gli sono interdette le opere clamorose, non può predicare il Vangelo, non può versare il suo sangue, ma che importa, i suoi fratelli lavorano al suo posto, e lui, bimbo piccolo, sta lì, proprio vicino al trono del Re e della Regina, ama per i suo fratelli i quali combattono. Ma in quale modo testimonierà il suo amore, poiché l’amore si prova con le opere? Ebbene, il fanciullo getterà fiori, profumerà il trono regale, canterà con la sua voce argentina il cantico dell’amore…
Sì, Amato, la mia vita si consumerà così. Non ho altri mezzi per provarti il mio amore, se non gettar dei fiori, cioè non lascia sfuggire alcun piccolo sacrificio, alcuna premura, alcuna parola, e profittare di tutte le cose piccole, e farlo per amore. Voglio soffrire per amore e perfino gioire per amore, così getterò fiori davanti al tuo trono; non ne incontrerò uno senza sfogliarlo per te. Poi, gettando fiori, canterò (sarebbe possibile piangere compiendo un’azione di tanta gioia?), canterò anche quando dovrò cogliere i miei fiori in mezzo alle spine, e il canto sarà tanto più melodioso quanto più le spine saranno lunghe e pungenti. 
Gesù, a che ti serviranno i miei fiori e i miei canti? Lo so bene, questa pioggia profumata, questi petali fragili senza alcun valore, questi canti d’amore del cuore piccolo tra i piccoli, ti saranno cari, questi nulla ti faranno piacere, faranno sorridere la Chiesa trionfante, ella raccoglierà i miei fiori sfogliati per amore, e facendoli passare per le tue mani divine, Gesù, questa Chiesa del Cielo vorrà giocare col suo bimbo piccolo, e getterà anch’essa quei fiori, i quali avranno acquisito, sotto il tuo tocco divino, un valore infinito, e li getterà sulla Chiesa militante per farle avere la vittoria!
Oh Gesù, perché non posso dire a tutte le piccole anime quanto ineffabile è la tua condiscendenza. Sento che se, cosa impossibile, tu trovassi un’anima più debole, più piccola della mia, ti compiaceresti di colmarla con favori anche più grandi, se si abbandonasse con fiducia completa alla tua misericordia infinita. Ma perché desiderare di comunicare i tuoi segreti d’amore, Gesù, non sei tu solo che me li hai insegnati, e non puoi forse rivelarti ad altri? Sì, lo so, e ti scongiuro di farlo, ti supplico di abbassare il tuo sguardo divino sopra un gran numero di piccole anime…Ti supplico di scegliere una legione di piccole vittime degne del tuo Amore!

 

La piccolissima Sr. Teresa di Gesù bambino e del Volto Santo

 

Dagli Scritti: Lettera 171 a Leonia (sorella di santa Teresina, monaca visitandina)

…T’assicuro che il buon Dio è assai migliore di quanto credi. Si contenta di uno sguardo, di un sospiro d’amore. Per conto mio, trovo la perfezione molto facile a praticarsi, perché ho compreso che non c’è da fare che una cosa: prendere Gesù dalla parte del cuore. Osserva un bambino che recato dispiacere alla mamma facendo le bizze e disobbedendo. Se va a rifugiarsi in un cantuccio tutto imbronciato e strilla per la paura d’essere castigato, sta’ pur tranquilla che la mamma non gli perdonerà la sua mancanza. Se, invece, corre da lei, le butta al collo le sue braccine sorridendo e dicendo: “Abbracciami, mamma, non lo farò più”, ti pare che la mamma non lo stringa subito al suo cuore con tenerezza, dimenticando tutto ciò che ha fatto? Naturalmente, lei sa che il suo caro piccino farà lo stesso alla prima occasione, ma questo non conta nulla. Se egli la prenderà dalla parte del cuore, eviterà sempre il castigo…Come temere colui che si lascia incatenare da un capello che ondeggia dal nostro collo?(Cant. 4, 9). Sappiamo dunque tenere prigioniero questo Dio che si fa il mendicante del nostro amore. Dicendoci che basta un capello per operare questo prodigio, egli ci dimostra che le più piccole azioni, fatte per amore, sono quelle che affascinano il suo cuore. Ah! Se fosse necessario fare delle grandi cose, come saremmo da compiangere! È così dolce aiutare Gesù per mezzo dei nostri tenui sacrifici, aiutarlo a salvare le anime che ha riscattato a prezzo del suo sangue e che aspettano solo il nostro aiuto per non precipitare nell’abisso.

Lettera a padre Roulland, 202 (un sacerdote missionario che si era affidato alla preghiere di santa Teresina)
…Ecco, fratello mio, ciò che penso della giustizia di Dio. La mia vita è fatta tutta di confidenza e d’amore, e non capisco le anime che hanno paura di un così tenero Amico. Qualche volta, quando leggo certi trattati spirituali nei quali la perfezione viene presenta attraverso tante intricate difficoltà. circondata da una folla d’illusioni, il mio povero piccolo spirito non tarda a stancarsi. Chiudo il libro dei sapienti che manda in pezzi la mia testa e dissecca il mio cuore, e prendo in mano la sacra Scrittura. Allora tutto mi diventa luminoso, una sola parola dischiude alla mia anima orizzonti infiniti e la perfezione mi sembra facile: vedo che basta riconoscere il proprio nulla e abbandonarsi come un bambino nelle braccia del buon Dio. Lasciando alle anime grandi, ai grandi spiriti, i bei libri che non sono capace di comprendere, e meno ancora, di mettere in pratica, ringrazio Dio d’essere piccola, poiché solo i fanciulli e quelli che gli somigliano saranno ammessi al banchetto celeste” (Lc 18,16). Lei prega, fratello mio, per i miei genitori che sono in cielo, ed io, a mia volta, prego spesso per i suoi che sono sulla terra…Come sarà dolce la vita di famiglia che godremo per tutta l’eternità! In attesa di questa beata eternità, la quale non tarderà molto ad aprirsi per noi, poiché la vita non è che un giorno, lavoriamo insieme per la salvezza delle anime. Io posso fare ben poco, o piuttosto assolutamente nulla da sola, ma mi conforta il pensiero che al suo fianco, posso servire a qualche cosa. Infatti, lo zero, per se stesso, non vale nulla, se però si mette vicino all’uno, diventa potente, purché, s’intende, si collochi al posto giusto, dopo e non prima! È proprio là che Gesù mi ha collocato e spero di rimanervi sempre, seguendola da lontano con la preghiera e il sacrificio…La prego dunque, fratello mio, di voler inviare la sua benedizione al “piccolo zero” che il buon Dio ha collocato accanto a lei.

 


CANTICO AL SANTO VOLTO

Gesù, la stella che guida i miei passi è la tua ineffabile immagine, perché il tuo dolce volto, sai bene, m’è quaggiù paradiso. Quale grazia scopre il mio amore nei tuoi occhi abbelliti dal pianto!
E sorrido attraverso le lacrime, quando contempli i tuoi dolori.

Oh sì! voglio vivere ignota e solitaria per consolarti, e vorrei volare da te, beltà cher ti sai velare scoprendomi tutto il tuo mistero.

Per me sola patria è il tuo volto, e mio reame d’amore, prato ridente e dolce mio sole quotidiano. Mio giglio di valle, il cui olezzo misterioso consola l’esilio della mia anima, col gaudio della pace celeste.

M’è riposo il tuo volto, e dolcezza, e cetra melodiosa. Oh Salvatore mio dolce, il tuo volto è il mazzetto di mirra che voglio custodie in cuore.

Il tuo volto è la mia sola ricchezza: non voglio nulla di più. Nascondendomi in lui senza tregua, Gesù, ti assomiglierò. Segnami con la divina impronta dei tuoi lineamenti colmi di dolcezza, e subito diventerò santa, e capace d’attirarti i cuori.

E perché io possa recarti una gran messe dorata, degnati d’incendiarmi col tuo fuoco, e donami presto, bocca adorabile, l’eterno tuo bacio!

Poesia al Volto santo – 12 agosto 1895


PREGHIERA 5, A GESÙ BAMBINO
O Bambino, mio unico tesoro! Io mi abbandono ai tuoi divini capricci, non voglio altra gioia che quella di farti sorridere. Imprimi in me le tue grazie e virtù infantili, affinché il giorno della mia nascita in cielo gli Angeli e i Santi riconoscano in me la tua piccola sposa Teresa di Gesù Bambino.

POESIA 19, IL CIELO CHE È MIO

A sopportare l’esilio di questa terra di pianti m’occorre lo sguardo del divin Salvatore; sguardo che mi ha rivelato i suoi incanti, e fatto presentite la gioia celeste. Gesù mi sorride quando, volta a lui, sospiro, e allora la mia fede non è rimessa alla prova. Lo sguardo del mio Dio, il suo sorriso che mi rapisce, ecco il cielo che è mio!

Il mio cielo è in questo attrarre sulla Chiesa benedetta, sulla Francia in colpa e su ciascun peccatore, la grazia che si spande dal bel fiume di vita di cui la sorgente, o Gesù, è nel tuo cuore. Tutto posso ottenere quando, nel mistero, io parlo cuore a cuore col mio divino Re. Tale dolce orazione, in santa intimità, ecco il cielo che è mio!

Il mio cielo è nascosto nella particola dove Gesù, il mio Sposo, si vela per amore. Vo attingendo la vita al divin focolare; e là m’ascolta, notte e giorno, il dolce salvatore. Quale divino istante quando, o Benamato, nella tua tenerezza, vieni a trasformarmi in te! Questa unione d’amore, ed ineffabile ebbrezza, ecco il cielo che è mio!

Il mio cielo e nel sentire in me la somiglianza col Dio che mi creò col suo soffio potente: il mio cielo è nel restargli sempre innanzi, è nel chiamarlo Padre, nell’essere sua creatura; tra le divine braccia non temo la tempesta: e la mia sola legge è il totale abbandono; riposargli sul Cuore, accosto al santo Volto, ecco il cielo che è mio!

Ho trovato il mio cielo nella santa Trinità che m’alberga nel cuore, prigioniera d’amore. Là, contemplando il mio Dio, gli ripeto sicura che voglio amarlo e servirlo sempre, senza scampo.
Il mio cielo è di sorridere a questo Dio che adoro quando mi si nasconde per provar la mia fede. sorridere, nell’aspettare che riguardi ancora, ecco il cielo che è mio!

7 giugno 1896


POESIA 31, LA ROSA SFOGLIATA

Gesù, quando ti vedo, bambino, staccarti dal braccio di tua madre e provar tentennando i primi passi su questa vostra terra, io vorrei sfogliare la più fresca delle rose davanti ai tuoi passi, perché i tuoi piedini dolcemente vi si posassero.

Questa rosa sfogliata, Gesù bambino, è la fedele immagine del cuore che vuole ad ogni istante immolarsi soltanto per te. Signore, molte rose sono liete di splendere sui tuoi altari, ma per il mio cuore, rosa che ti si dona, io sogno di essere un’altra cosa: sfogliarmi…

Bambinello amabile, ogni rosa può abbellire la tua festa col suo splendore. Ma la rosa sfogliate la si dimentica, la si getta coma va il vento…e sfogliandosi la rosa va, senza pretese, donandosi per non essere più. Come lei, felice, io m’abbandono a te, piccolo Gesù!

Senza rimpianto si cammina sulla rosa sfogliata i cui petali non sono che un modesto ornamento senz’arte, io lo so bene…Gesù, per l’amor tuo ho dato la vita e l’avvenire; ad ogni sguardo mortale io, rosa per sempre sfiorita, debbo morire!
Gesù, beltà suprema, per te debbo morire; quale felicità! Voglio provarti, sfogliandomi, che t’amo con tutto il cuore. Voglio viver quaggiù sotto i tuoi passi bambini, nel mistero; ma vorrei anche addolcire, sul Calvario, i tuoi ultimi passi…
19 maggio, 1897

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