“Dio disse: “Questo è il segno dell’alleanza che io pongo tra me e voi, e tra ogni essere vivente che è con voi per le generazioni eterne. Il mio arco pongo sulle nubi ed esso sarà il segno dell’alleanza tra me e la terra. Quando radunerò le nubi sulla terra e apparirà l’arco sulle nubi, ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi e tra ogni essere che vive in ogni carne. L’arco sarà sulle nubi e io lo guarderò per ricordare l’alleanza eterna tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne che è sulla terra” (Gn 9,12-17).
“Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio del’uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell’uomo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria” (Mt 24,30-31).
“O dono preziosissimo della Croce! Quale splendore appare alla vista! Tutta bellezza e magnificenza. Albero meraviglioso all’occhio e al gusto e non immagine parziale di bene e di male come quello dell’Eden. Ѐ un albero che dona la vita, non la morte, illumina e non ottenebra,apre l’adito al Paradiso, non espelle da esso Su quel legno sale Cristo, come un re su un carro trionfale; sconfigge il diavolo padrone della morte e libera il genere umano dalla schiavitù del tiranno. Su quel legno sale il Signore, come un valoroso combattente; viene ferito in battaglia alle mani, ai piedi e al divino costato. Ma quel Sangue guarisce le nostre lividure, cioè la nostra natura ferita dal serpente velenoso. Prima venimmo uccisi dal legno, ora invece per il legno recuperiamo la vita. Prima fummo ingannati dal legno, ora invece con il legno scacciamo l’astuto serpente. Nuovi e straordinari mutamenti! Al posto della morte ci viene data la vita, invece della corruzione l’immortalità, invece del disonore la gloria. Perciò, non senza ragione esclama l’Apostolo Paolo: “Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo” (Gal 6,14-15). Quella somma sapienza che fiorì dalla croce rese vana la superba sapienza del mondo e la sua arrogante stoltezza. I beni che ci vennero dalla croce, hanno eliminato i germi della cattiveria e della malizia. All’inizio del mondo figure e segni premonitori notificavano e indicavano i grandi eventi del mondo. Noè non ha forse evitato per sé, per tutti i suoi familiari ed anche per tutto il bestiame, la catastrofe del diluvio, decretata da Dio, in virtù di un semplice legno? La verga di Mosè non fu forse un simbolo della croce? Cambiò l’acqua in sangue, divorò i serpenti fittizi dei maghi, percosse il mare e lo divise in due parti, ricondusse poi le acque del mare al loro normale corso e sommerse i nemici, salvando invece coloro che erano il popolo legittimo? Anche Abramo prefigurò la croce quando legò il figlio sulla catasta di legna. Della croce tutti gli apostoli si sono gloriati, ogni martire ne venne coronato, e ogni santo santificato. Per mezzo della croce ci siamo spogliati dell’uomo vecchio e rivestito l’uomo nuovo. Per mezzo della croce noi,pecorelle di cristo, siamo stati radunati in un unico ovile e siamo destinati alle dimore eterne” (Dal “Discorso” di San Teodoro Studita, abate, sull’adorazione della Croce).
” Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle”(Ap 12,1-2).
MARIA ARCOBALENO DI PACE TRA DIO E L’UMANITÁ
“Maria fu poi arcobaleno splendente nel concepimento del Figlio di Dio. L’arcobaleno si forma con il sole che entra in una nuvola. Il Figlio di Dio, sole di giustizia, entrò nella nube, cioè nel seno della Vergine gloriosa, e questa diventò come un arcobaleno: segno dell’alleanza, della pace e della riconciliazione tra le nuvole della gloria,cioè tra Dio e i peccatori. Leggiamo infatti nella Genesi: “Il mio arco pongo sulle nubi ed esso sarà il segno dell’alleanza tra me e la terra” (Gn9,13). Le nuvole erano due: l’ira di Dio e la colpa dell’uomo. Dio e l’uomo combattevano tra loro: Dio, con la spada della sua ira, ferì l’uomo e lo condannò alla morte, l’uomo con la spada della sua colpa peccò mortalmente contro Dio. Ma dopo che il sole entrò nella Vergine, fu fatta la pace e la riconciliazione, perché lo stesso Dio e Figlio della Vergine, dando completamente riparazione al Padre per la colpa dell’uomo, fermò l’ira del Padre affinché non colpisse l’uomo. Dice l’Ecclesiastico: ”Osserva l’arcobaleno e benedici colui che l’ha fatto: è bellissimo nel suo splendore e avvolge il cielo con un cerchio di gloria” (Eccl 43,12-13). Contempla l’arcobaleno, cioè la bellezza, la santità, la dignità della beata Vergine Maria, e benedici con il cuore, con la bocca e con le opere il Figlio, che così l’ha voluta. Ѐ veramente stupenda nello splendore della sua santità, sopra tutte le figlie di Dio. Ella avvolse il cielo, cioè circondò la divinità, con un cerchio di gloria, vale a dire con la sua gloriosa umanità” (dal Sermone sull’Annunciazione I§ 6, di Sant’Antonio da Padova).
A Gerusalemme, il 7 maggio del 351 d.C. durante il regno di Costanzo, figlio di Costantino il Grande, nel giorno di Pentecoste, apparve nel cielo, prodigiosamente, un misterioso segno: una croce circondata da un arcobaleno.
San Cirillo, che in quel tempo era Arcivescovo di Gerusalemme, scrisse una lettera all’imperatore Costanzo per descrivere l’evento di cui fu testimone con i suoi occhi: “avanti le none (ovvero il 7) di maggio, verso l’ora terza (ovvero le nove del mattino), un vasto corpo luminoso, in forma di croce, circondato da un arcobaleno, è apparso nel cielo, proprio sopra il Golgota, giungendo fino al Santo Monte degli Ulivi (perciò quasi 2 miglia di lunghezza). Questo segno fu visto non da una o due persone, ma in modo chiaro ed evidente da tutta la città; e ciò non è stato un fenomeno transitorio, momentaneo, ma è stato visibile per diverse ore, visibile ai nostri occhi e più spendente del sole, alla luce del quale si sarebbe eclissato se questo non fosse stato più forte. L’intera città, colpita da timore reverenziale, unito a gioia, corse subito alla Chiesa: giovani e vecchi, cristiani e pagani,cittadini e stranieri, tutti con una sola voce a lodare il Signore nostro Gesù Cristo, il Figlio Unigenito di Dio”.
San Cirillo concluse questa lettera con l’augurio che l’imperatore potesse sempre glorificare la santa e consustanziale Trinità. Molti storici del tempo, ortodossi e non ortodossi, tra cui Sozomeno, Teofane, Eutochio, Giovanni di Nicea, Glycas e altri, citano san Cirillo riguardo a questo evento. Altri, come Socrate, Filostorgio, e l’anonima Cronaca d’Alessandria danno un proprio resoconto di questo prodigioso fenomeno. Questo miracolo fu considerato dai cristiani come la vittoria finale dell’Ortodossia sull’Arianesimo.
Filostorgio scrive:
“Apparve a Gerusalemme, verso l’ora terza del giorno che viene chiamato il giorno di Pentecoste, questo segno, che è stato interpretato come non di mano umana. Ѐ stato visto estendersi dal Monte Calvario fino al Monte degli ulivi, ed è stato accompagnato da un arcobaleno di grandi dimensioni, come una corona, che lo circondava su ogni lato. Tale splendido e venerabile segno non è sfuggito neanche all’osservazione dei soldati, e spaventò oltre ogni misura Magnenzio e i suoi partigiani, che erano dediti a pratiche superstiziose; mentre ispirò Costanzo e il suo esercito, con coraggio invincibile, a sconfiggere Magnenzio e i suoi partigiani” (Storia Ecclesiastica, Libro III, Capitolo XXVI).
Socrate scrive:
“Al tempo in cui Cirillo amministrava la Chiesa di Gerusalemme dopo Massimo, apparve nel cielo il segno della Croce. Rifulgeva brillantemente, non con i raggi divergenti come una cometa, ma con la concentrazione di una grande quantità di luce, apparentemente densa eppure trasparente. La sua lunghezza era di quindici stadi, dal Calvario fino al Monte degli Ulivi, e la sua larghezza era proporzionale alla sua lunghezza. Un fenomeno così straordinario suscitò universale terrore. Uomini, donne e bambini lasciarono le case, la piazza del mercato, o le loro rispettive occupazioni, e corsero alla Chiesa, dove insieme cantavano inni a Cristo, e volontariamente professavano la loro fede in Dio. La notizia turbò in non poca misura i nostri interi domini, e questo successe rapidamente, perché, come era uso, vi erano stati viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo che si trovavano a Gerusalemme per le preghiere e per visitare i suoi luoghi d’interesse; questi furono spettatori del segno, e, giunti a casa, divulgarono i fatti ai loro amici. L’imperatore fu messo a conoscenza dell’avvenimento, in parte da numerosi rapporti concernenti il fatto che erano allora correnti, e in parte da una lettera inviata dal Vescovo Cirillo. Si disse che questo prodigio fu il compimento di un’antica profezia contenuta nella Sacra Scrittura ( Mt 24,30-31), e che fu il mezzo per la conversione di molti pagani ed ebrei al Cristianesimo”(Storia Ecclesiastica, Libro IV, Cap.V).
Questo meraviglioso segno, comparso nel cielo tanti secoli fa, presto comparirà di nuovo, e si vedrà in ogni angolo della terra per qualche tempo: quello necessario affinché ogni uomo possa vedere la sua anima con gli occhi di Dio e possa convertirsi. Il Signore, con questo segno, inviterà chiunque vive lontano da Lui, a convertirsi in un’unica Fede, in un solo Battesimo, e a raccogliersi in un’unica Chiesa guidata da un solo Pastore.
“Dopo questo, io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo, e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni. Anche sopra gli schiavi e le vostre schiave, in quei giorni, effonderò il mio spirito. Farò prodigi nel cielo e sulla terra, sangue e fuoco e colonne di fumo. Il sole si cambierà in tenebre e la luna in sangue, prima che venga il giorno del Signore,grande e terribile. Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato, poiché sul monte Sion e in Gerusalemme vi sarà la salvezza, come ha detto il Signore, anche per i superstiti che il Signore avrà chiamato” (Gl 3,1).