Nel racconto che segue, e che ha portato alla nascita dell’Opera Piccola Cafarnao, è indicato, in forma simbolica, l’itinerario che un “piccolo” deve intraprendere per portare a compimento l’Opera assegnatagli dal Signore. Egli dovrà affrontare, coraggiosamente, un percorso che lo condurrà a sperimentare cosa significhi morire, misticamente, con il Signore, e rinascere con Lui a una nuova vita deifica.
“L’anima deve, con Gesù Cristo, spirare e morire in lui nella morte mistica e santa del puro amore, per poi risorgere con Cristo a una nuova vita deifica e vivere una vita tutta di santo amore, nell’amore purissimo del gran Re dei cuori e del santo amore” (Dalle lettere di S. Paolo della Croce ai suoi figli spirituali).
La “piccola” aveva deciso di vivere nei pressi di quel piccolo lago, che le ricordava un altro lago, molto più grande e tanto amato da Gesù: il lago di Genezareth. Da quando aveva udito risuonare nel suo cuore, come una dolce melodia, quel nome, Piccola Cafarnao, non faceva che chiedersi perché il Signore avesse voluto chiamarla così. Aveva notato che le iniziali di Piccola Cafarnao erano le stesse del suo nome e cognome, e che le lettere che la formavano erano in tutto quindici come quelle dei suoi dati anagrafici( sette quelle del cognome e otto quelle del nome): tutto ciò le aveva fatto considerare che, nel cammino di conversione, il Signore non cambia l’identità di chi vuole convertirsi, ma trasforma, gradatamente, i tratti costitutivi della personalità e del carattere, correggendo le caratteristiche negative ed esaltando quelle positive, come un’estetista che riesce a trasformare una scialba ragazza in una donna piena di charme, o come un abile restauratore che fa ritornare all’antico splendore un’opera d’arte deteriorata ( ognuno è un’opera d’arte uscita dalle mani del Signore). La piccola riconobbe che il lavoro di restauro, in lei, era stato molto lungo, complesso e ancora lontano dal raggiungere il suo compimento, in quanto si trattava di ricostruire un’opera d’arte andata in “frantumi”, e, perciò, con tanta pazienza, il Signore stava ricomponendo, insieme a lei, “pezzo su pezzo”.
Per ottenere una perfetta purificazione della mente e del cuore, il Signore comincia ad operare nei livelli inferiori che costituiscono l’essere umano fino a raggiungere il punto più profondo, quello che segna il confine tra l’anima e lo spirito, dove avviene l’unione sponsale tra l’uomo e Dio.
”Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. Colui che vi chiama è fedele e farà tutto questo” (1 Ts 5,23-24).
Ad un certo punto, la piccola si sentì chiamata a ritirarsi, simbolicamente, “nel deserto” (Os 2,16). Certo, le incuteva un po’di paura iniziare quel percorso, ma avvertiva accanto a sé l’invisibile presenza del suo angelo custode che la sosteneva, la guidava, e la preparava all’incontro con il Signore.
“Mangia ancora, perché il cammino sarà molto lungo per te” (I Re 19,7-8) disse l’angelo ad Elia, mentre s’incamminava nel deserto per raggiungere il monte Oreb. Quel cibo donato dall’angelo ad Elia era una prefigurazione del pane eucaristico, l’unico cibo che da la forza per sostenere la durezza della vita nel deserto, e per intraprendere la scalata della “santa montagna” dove abita il Signore.
Il profeta Elia, viveva nel deserto alla stregua di un bimbo appena nato, in quanto trascorreva il tempo “mangiando e dormendo”. C’è un sonno particolare che il Signore dona ai suoi eletti ( da non confondere con il sonno dello Spirito): si tratta di un mistico sopore, durante il quale nell’anima avvengono delle operazioni divine (totalmente sconosciute al demonio), paragonabile al sonno di chi si sottopone ad un’anestesia prima di subire un intervento chirurgico. Il primo uomo ad essere sottoposto a un’anestesia del genere fu Adamo (Gn 2,21-22), e, da Adamo in poi, innumerevoli uomini, toccati dalla grazia di Dio, hanno sperimentato questo sonno divino, o hanno ricevuto, dal Signore, dei sogni profetici.
Anche la piccola aveva sperimentato questo genere di sonno; un bel giorno, risvegliandosi, sentì il vento carezzarle, piacevolmente, il volto, e, nel vento, udì la voce del suo diletto sussurrarle: “O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è leggiadro “ (Cant 2,14-15).
La piccola sobbalzò di gioia, ma il suo amore già si era dileguato. Allora, si mise a rincorrerlo salendo su tutti i monti profumati dalla sua presenza: sul monte delle Beatitudini, sul Tabor, sul monte degli Ulivi e sul monte Sion, senza però riuscìre a trovarlo. Infine, arrivò, stremata, davanti ad una maestosa montagna, la più alta di tutte, la più difficile da scalare, ma, oramai, lei non si spaventava più di nulla, e, incurante dei sassi che la facevano inciampare e le maciullavano le ginocchia, degli spini che la ferivano da tutte le parti, continuò la sua salita. Giunta sulla cima del monte, finalmente, lo vide, ma stentò a riconoscerlo, perchè era in condizioni tremende da far paura, così piagato e inchiodato su quella croce!
Si gettò ai suoi piedi, baciandoli e bagnandoli di lacrime, avrebbe voluto chiedergli perdono per non aver saputo corrispondere al suo amore così travolgente e sconfinato, avrebbe voluto dirgli tante cose, e, invece, inspiegabilmente, non riuscì a pronunciare alcuna parola. Parlò lui, e, con un filo di voce, le disse: “Ti ho amato da sempre, piccola mia!”. Il cuore della piccola non resse dinanzi ad una simile dichiarazione d’amore, e si lasciò morire, insieme al suo bellissimo e adorato “Principe azzurro”: azzurro come il colore del cielo, del quale è il Signore. Il Principe, nel vedere la sua piccola addormentata ai piedi della croce, ne provò tanta compassione e tenerezza, e volle risvegliarla con un bacio (Ct 1,2). Lei si risvegliò, e sentì il suo cuore invaso da una gioia ineffabile, ma il suo bel Principe era nuovamente fuggito via. L’invisibile presenza, che l’aveva accompagnata in tutto quel percorso, la rincuorò a non rattristarsi per l’assenza del Principe, e la incitò a discendere dalla “montagna”verso “valle” per andare incontro ai suoi fratelli.
Fine della narrazione
Una gran parte dell'umanità ha scelto ( inconsapevolmente, o consapevolmente e stupidamente ) il principe delle tenebre al posto di Cristo Re. Il risultato è che Satana spadroneggia su questo mondo e l’ha trasformato in una bolgia infernale; purtroppo, a farne le spese è tanta povera gente che, al contrario, non l’ha scelto, ma, come accade in tutte le elezioni: la maggioranza vince! Nella rete di Satana cadono, in continuazione, pesci piccoli e grandi, ma quelli più interessanti, per lui, sono quegli uomini che ritengono di essere delle persone importanti nel mondo (nel campo della finanza, politica, cultura, scienza ecc. ecc.) e che decidono, per un desiderio di prestigio e di potere (Mt 4,8-10), di abbracciare la massoneria, la quale tra i vari scopi ha quello di sradicare ogni traccia di cristianesimo dalla faccia della terra. La massoneria ormai governa tutto il mondo, ha i suoi tentacoli ovunque, come affermava Padre Gabriele Amorth, il famoso esorcista.
“Nei protocolli dei savi di Sion, vale a dire nel libro davvero fondamentale della massoneria, così essi scrivono di sé: “Chi o che cosa è in grado di far crollare una forza invisibile? La nostra forza è appunto di questo genere. La massoneria esterna serve per nascondere i suoi scopi, ma il piano d’azione di questa forza, e perfino il luogo in cui essa si trova, saranno sempre sconosciuti alla gente” (Dagli scritti di san Massimiliano Kolbe, un santo che ebbe una profonda conoscenza del potere nefasto che esercita, sul mondo, la massoneria).
Per annientare questa forza invisibile, e, quindi, per sconfiggere Satana e i suoi seguaci (angeli ribelli e uomini perversi), bisogna farlo tramite un qualcosa di altrettanto invisibile, di microscopico, come può esserlo un “virus letale”, che quando penetra in un organismo abbatte sempre più le sue difese fino al punto di condurlo, in breve tempo, alla morte.
Un giorno, la beata Mariam Baouardy, detta anche la piccola araba, una carmelitana nata e vissuta nella terra di Gesù (la Galilea), udì, per concessione divina, un dialogo svoltosi tra Gesù e il principe delle tenebre e i suoi seguaci: “Chi avrà il coraggio di lottare contro di noi?”, domandò il principe delle tenebre. Il Signore gli rispose:”Non saranno certo i re e i potenti della terra; io ti vincerò per mezzo di un “piccolo nulla”.
Questo “piccolo nulla” sarà costituito da piccole ed insignificanti persone scelte dal Signore (1 Cor 1,27-29) e addestrate dalla Vergine Maria, che dovranno svolgere un compito che richiede un’estrema piccolezza, simile, appunto, a quella di un “virus”.
Il motto del piccolo nulla è : “Gesù deve regnare, il Cuore immacolato di Maria S.S. deve trionfare, e io sono pronto a tutto affinché ciò avvenga il più presto possibile!”.
"Il mondo non vuol saperne di Dio. Oggi gli uomini arrossiscono di Lui, altri lo odiano e cercano di cacciarlo fuori dalla società. A questa empietà, a quest'odio, alle malvagità sataniche opponiamo con fermezza il grido: "GESU' DEVE REGNARE", poiché a Lui appartiene l'impero dei secoli, e tutte le nazioni Gli sono date in eredità. Gesù deve regnare...per questo, per ottenerlo, noi pregheremo, ci sacrificheremo e morremo ogni giorno" ( Dagli Scritti della Beata Maria Deluil-Martiny).
Nelle rivelazioni del Sacro Cuore, a Santa Margherita Alacoque, Gesù la rassicurò dicendole: “Non temere, io regnerò, nonostante i miei nemici e tutti coloro che vorranno opporsi. Satana finirà umiliato con tutti i suoi seguaci”.
“Ecco, viene sulle nubi e ognuno lo vedrà; anche quelli che lo trafissero e tutte le nazioni della terra si batteranno per lui il petto. Sì, Amen! Io sono l’Alfa e l’Omega, dice il Signore Dio, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente!” (Ap 1,7-9).